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Valeriani (Pd): “Mansarde trasformate in B&B e cinema in fast food, con la destra l’urbanistica è un far west”

Ai microfoni di Fanpage.it il consigliere del Pd Massimiliano Valeriani ha commentato la proposta di legge sulla Semplificazione Urbanistica in approvazione nel Lazio: “Questa legge non ha una visione d’insieme per il territorio del Lazio. È espressione di una filosofia portata avanti dalla destra in questa legislatura: improvvisazione e superficialità”.
A cura di Enrico Tata
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Il consiglio regionale del Lazio esaminerà presto la proposta di legge sulla Semplificazione Urbanistica, recentemente approvata nella commissione di riferimetno, presieduta dalla consigliera di Fratelli d'Italia, Laura Corrotti. Secondo Massimiliano Valeriani, Partito democratico, "questa legge non ha una visione d'insieme per il territorio del Lazio. È espressione di una filosofia portata avanti dalla destra in questa legislatura: improvvisazione e superficialità".  Ai microfoni di Fanpage.it il consigliere regionale dem e membro della commissione urbanistica ha dichiarato che "trattare l’urbanistica in modo così approssimativo è molto pericoloso, perché i danni che si producono possono avere effetti per anni".

È stata approvata dalla Commissione urbanistica la proposta di legge sulla semplificazione urbanistica, una norma che voi avete contestato duramente. Perché?

Siamo partiti mesi fa con le cantine che possono diventare abitazioni e negozi arrivando poi agli abusi edilizi, anche in aree protette, parchi e zone di pregio. Ora si prosegue con provvedimenti come questo, che rischiano di trasformare il nostro territorio in un far west. Ho definito questa proposta una sorta di “supermercato urbanistico”: ognuno prende ciò che gli serve, senza una strategia coerente. Ma l'urbanistica non è edilizia: le norme devono essere ponderate, altrimenti si rischia uno stravolgimento del territorio.

Entrando nello specifico, uno dei punti più controversi è la questione dei sottotetti, che possono essere riconvertiti anche per fini turistici. Quali conseguenze avrebbe?

La conversione dei sottotetti in spazi residenziali o turistici segue lo stesso meccanismo già applicato a cantine e seminterrati: il cambio di destinazione d’uso. La semplificazione di questo strumento permette di trasformare manufatti con una funzione specifica in altro, aumentando i carichi urbanistici. Per esempio, trasformare una cantina in abitazione comporta esigenze di infrastrutture aggiuntive come fognature, verde pubblico e parcheggi, che spesso non ci sono. Questo crea caos e peggiora la vivibilità delle città.

A Roma, poi, la situazione è particolarmente delicata, considerato il turismo di massa e il Giubileo in corso. Consentire queste trasformazioni significherebbe peggiorare la congestione urbana.

Massimiliano Valeriani, consigliere regionale Pd
Massimiliano Valeriani, consigliere regionale Pd

Anche le zone agricole sono coinvolte da questa proposta. Cosa prevede in merito? La legge permette di trasformare casali agricoli in location per eventi, con semplificazioni per la costruzione di piscine…

Roma, essendo il comune agricolo più grande d’Europa, è particolarmente esposta. Il cambio di destinazione d’uso non si limita ai casali, ma si estende a stalle, depositi e cascinali, che possono essere trasformati in strutture residenziali, turistiche o commerciali.

Questo è pericoloso per due motivi: da un lato si sottrae terreno all’agricoltura, urbanizzando la campagna; dall’altro si costringono i comuni a fornire infrastrutture primarie (strade, illuminazione, fognature) in aree non previste per questi scopi. Di fatto, si svuotano i piani regolatori, rendendoli inutili. Se permetti di trasformare tutto, tanto vale abolire i piani regolatori. Questa della destra è davvero una gestione selvaggia del territorio.

La legge interviene anche housing sociale, una misura apparentemente positiva. Qual è la vostra posizione?

L’housing sociale viene usato come pretesto per giustificare interventi discutibili. Non basta costruire case popolari per rendere accettabili trasformazioni che stravolgono il territorio. Se un casale agricolo viene trasformato in una palazzina con 10 appartamenti, non si può parlare di housing sociale. Stiamo urbanizzando l’Agro Romano con la scusa del consumo di suolo zero. È un’urbanistica selvaggia, senza visione e senza capacità di coordinare gli interventi in modo organico.

Parliamo di rigenerazione urbana. Anche in questo caso avete criticato la proposta. Perché?

La rigenerazione urbana, invece di essere abolita (perché non ci credono), viene completamente stravolta. Aumentano volumetrie e cubature per demolizioni e ricostruzioni, consentendo questi interventi ovunque, anche in aree agricole. Inoltre, si permette la demolizione di edifici fatiscenti e la ricostruzione delle volumetrie in altre zone della città.

La rigenerazione urbana dovrebbe servire a riqualificare aree degradate, intervenendo sul luogo per creare città più armoniche e funzionali. Con questa proposta, invece, si trasforma in uno strumento edilizio: si abbatte un edificio e si ricostruisce altrove, sovraccaricando altre aree. È un’operazione che ci fa tornare indietro di decenni, mentre oggi l’urbanistica moderna si basa su recupero e riuso, non sull’espansione.

Infine, la questione delle sale cinematografiche. Cosa prevede il testo su questo?

La proposta di legge prevede la possibilità di trasformare le sale cinematografiche in altre destinazioni d’uso, con procedure estremamente semplificate. Questo è molto pericoloso, perché rischiamo di cancellare un pezzo importante del tessuto culturale e sociale delle nostre città. Roma, ad esempio, ha già circa 40 sale cinematografiche abbandonate, e questa legge rischia di incentivare la loro definitiva scomparsa, trasformandole in supermercati, centri commerciali o altri spazi prevalentemente commerciali.

Dobbiamo ricordare che le sale cinematografiche non sono solo luoghi per vedere film: rappresentano un patrimonio storico e culturale, oltre a essere punti di aggregazione e di identità per i quartieri. È necessario intervenire su questi spazi con un approccio più attento e strategico.

In che modo?

Non si tratta di impedire ogni cambiamento, ma di trovare un equilibrio tra le esigenze culturali e quelle economiche. Una sala abbandonata può diventare un luogo dove coesistono cinema, teatro, eventi musicali, spazi di lettura o incontri letterari. Certo, una componente commerciale può essere prevista, ma non deve essere esclusiva e deve restare al servizio della funzione culturale principale. Diciamo le cose come stanno: con la destra 40 cinema chiusi diventano 40 centri commerciali e questo penso che non sia un bene per le nostre città.

Sull'ex cinema Metropolitan un progetto che ne prevedeva la riapertura è stato bocciato per via di una legge varata dalla giunta Zingaretti…

L’esempio del Metropolitan è illuminante. Il progetto è stato bloccato dalla Regione in virtù di una legge che prevedeva la possibilità di riconvertire gli spazi dei cinema destinando il 70% all’uso culturale e il 30% a quello commerciale: quel progetto prevedeva invece un utilizzo del 90% degli spazi per attività commerciali, lasciando solo una piccola sala per proiezioni. Questo non è rigenerazione, è un’operazione puramente speculativa. Le sale cinematografiche meritano un'attenzione diversa, perché una volta perse, è impossibile recuperarne il valore simbolico e culturale. Servono politiche mirate che incentivino il riuso creativo e sostenibile di questi spazi, invece di lasciare carta bianca alla speculazione.

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